Avevamo ascoltato la lettura di Dacia Maraini in occasione dell’incontro per l’Italo Irish Literary Exchange 2013 ed avevamo annunciato il ritorno a Dublino dell’autrice di La lunga vita di Marianna Ucrìa e Il Treno Dell’Ultima Notte per Examples of womens mastery: silence on women scientists – Dacia Maraini in conversation with Catherine Dunne, incontro tenutosi nel quadro della XIII Settimana della Lingua Italiana nel mondo – 13th Week of the Italian Language in the World.
La conferenza si è tenuta lo scorso 16 Ottobre presso la Long Room del Trinity College. La conferenza, a cui dedicheremo un post ad hoc, ci ha dato la possibilità, e l’onore, di ospitare su Italish due grandi scrittrici: infatti sia Dacia Maraini sia Catherine Dunne ci hanno concesso una intervista. In questo post ecco che cosa ci ha raccontato Dacia Maraini.
Innanzitutto una domanda sull’Irlanda, visto che si trova a Dublino in occasione della XIII Settimana della Lingua Italiana nel mondo, e che a maggio era presente ai Botanic Garden, per l’Italo Irish Literary Exchange 2013:
Sembra dunque esserci un certo legame con l’Isola di Smeraldo. Ricorda che cosa l’ha colpita la prima volta che è venuta qui?
Dacia Maraini: sono venuta in Irlanda la prima volta a quindici anni perché ho dei parenti della famiglia Crosse, cognome della madre di mio padre, che abitano a Galway. Mi è subito piaciuta la luce dell’isola . E poi il verde, e l ‘allegria della gente!
Quali scrittori/scrittrici irlandesi ama particolarmente, e perché? Chi raccomanderebbe per chi volesse avvicinarsi alla letteratura irlandese?
Dacia Maraini: in quanto agli scrittori ho molto amato Beckett, anzi direi che è stato un vero amore per me quando ero adolescente. Poi ho scoperto Jonathan Swift e mi è sembrato di capire per la prima volta la fiaba per adulti. Da allora ho fatto molta attenzione alla letteratura irlandese perché procura sempre delle bellissime sorprese: dall’estrema sofisticazione sperimentale alla semplicità ironica e giocosa. Da Joyce a Oscar Wilde, da Edna O’Brien a Yeats , da Catherine Dunne a Brendan Behan. Il Premio Nobel ci ha fatto scoprire lo squisito poeta Séamus Heaney.
Lei è famosa in tutto il mondo per la sua scrittura, ma di se stessa dice di essere “nata viaggiando”: così viene rappresentata nel docu-film di cui è protagonista, girato da un regista che di nome fa “Irish”. Una curiosa coincidenza! (Sia detto per inciso, Irish Braschi è un mio concittadino…).
Come è stato essere coinvolta in un documentario “dall’altra parte” della macchina da presa? È l’inizio di una nuova carriera? Qui ad Italish aspettiamo con curiosità di vederlo, e volentieri ne ospiteremo una recensione.
Dacia Maraini: in realtà io non ho fatto niente in questo docufilm. È stata una idea di Irish Braschi che mi ha convinta a consegnargli le mie foto e i miei super8. Ha pensato lui a tutto.
Quando era bambina, di ritorno dal Giappone, lei ha trascorso alcuni anni in Sicilia, anni molto importanti per la formazione, anni che hanno contribuito a farle scrivere libri famosi e terribilmente belli, come “Bagheria” e “La lunga vita di Marianna Ucrìa”. Qual è adesso il suo rapporto con l’isola? Che cosa pensa per esempio dell’opera del suo collega Andrea Camilleri (tra l’altro laureato Honoris Causa proprio al Trinity), che ha dato nuova fama e visibilità ad un dialetto bellissimo come il siciliano?
Dacia Maraini: non vado molto volentieri in Sicilia perché mi piange il cuore a vedere gli scempi del paesaggio. Non ho più nulla laggiù, salvo qualche caro amico che continuo a frequentare. Camilleri è un bravo scrittore che ha inventato questo misterioso connubio fra il poliziesco e il dialetto: ottimo lavoro, che piace molto ai lettori.
Lei è scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga, sceneggiatrice e regista: più volte ha affermato che la scrittura è la sua vita. Immaginando per assurdo che non le fosse stato possibile scrivere, che cosa avrebbe voluto fare?
Dacia Maraini: sinceramente non riesco a pensare a una vita senza scrittura. Non saprei proprio dirlo!
Venendo qui a Dublino, per eventi come questa Settimana o come l’Italo Irish Literary Exchange 2013, o viaggiando in altri Paesi per i suoi impegni di letterata, ha notato un differente trattamento riservato alla cultura? Cos’è accaduto alla cultura in Italia negli ultimi 20 anni? Qualcosa sta cambiando di recente, oppure no? Ci piacerebbe che ci lasciasse una parola di speranza…
Dacia Maraini: a Dublino mi sembra di respirare un’aria favorevoli agli scrittori. La visita del museo degli scrittori me ne da la conferma. Non c’è niente di simile da noi.