#CronachedaDublino 6: Dal cassonetto all’Oscar

#CronachedaDublino 6: Dal cassonetto all’Oscar – I poeti di Grafton Street

ATTENZIONE! CronacheDaDublino torna anche nel 2014!

Molte volte ho sentito dire che gli Irlandesi “hanno la musica nel sangue”.

Del resto se Roddy Doyle ha scritto in The Commitments:

The Irish are the niggers of Europe… An’ Dubliners are the niggers of Ireland… An’ the northside Dubliners are the niggers o’ Dublin – Say it loud. I’m black an’ I’m proud

#CronachedaDublinoun motivo ci sará! Grafton Street è il luogo che catalizza artisti non solo da tutta l’Irlanda, ma da tutto il mondo.

E sono i musicisti che fanno la parte del leone.

Nell’ultimo viaggio a Dublino mi ha colpito un ragazzino che, insieme a quella che credo fosse sua sorella, suonava musica tradizionale con il violino per raccogliere fondi per il suo sogno: imparare a giocare a basket fino ad arrivare all’NBA.

Nel viaggio precedente uno dei musicisti di Grafton Street mi ha fatto piangere con una straordinaria, potente interpretazione di Raglan Road.

Perché in questo paese di scrittori parole e musica vanno d’accordo forse come in nessun altro luogo al mondo.

E, sì: Raglan Road mi commuove ogni volta.

Dalla palestra di Grafton Street qualcuno diventa un professionista. Come i Riptide Movement. Come probabilmente i Keywest.

Qualcuno diventa un esempio per tutti gli altri: esempio di tenacia, di coraggio. Come Glen Hansard. Hansard ha cominciato a cantare e suonare in Grafton Street quando aveva tredici anni. Ci ha messo più di vent’anni, ma alla fine ha vinto un Oscar.

Con Once. Di Glen abbiamo spesso scritto su Italish. C’è, una storia, su Hansard, che possiamo raccontarvi in pochissimi: quella di quando io ho firmato l’autografo a lui

Non ci credete? Ne parleremo durante #CronachedaDublino.

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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