Il 2013 è un anno molto importante per l’Irlanda. Dopo che la cosiddetta “Tigre Celtica” aveva dimostrato di essere, soprattutto, una tigre di carta, più di quattro anni di recessione hanno ridisegnato il panorama politico (e non solo) della Repubblica Irlandese.
Ricordo la Dublino del mio primo viaggio in Irlanda, nel 1999. Una dimensione paesana di una città che, due anni dopo, meravigliava soprattutto per le file al prelievo del bancomat.
Per uno come me che l’Irlanda (e Dublino…) la vivono con il cuore e con la pancia sembrava il segnale di una perdita, di un adeguamento alla globalizzazione (qui nel senso più negativo possibile del termine) in nome del benessere che avrebbe portato la perdita dell’identità, di quel quid che fa dell’Irlanda (e di Dublino…) ciò che amo.
Arrivavamo all’aeroporto e scappavamo all’Ovest, al solitario Ovest, come lo definisce Martin McDonagh. Perché era difficile pensare che Dublino fosse ancora Irlanda.
Della recessione un mio caro amico, un Irlandese, con il suo proverbiale humour al vetriolo ha detto: sono tornati i bei tempi.
Una battuta: e di quelle cattive.
Ma qualcosa, nell’Irlanda della recessione, è successo di sicuro. E quel che è successo ha, fortunatamente per l’Irlanda (ed egoisticamente anche per me…) a che fare con la cultura. Le persone che fanno l’Irlanda della cultura, che segnano i bordi di quella che, in ultima analisi, è l’identità nazionale, sono ripartiti da ciò che l’rlanda ha e che nessuno poteva toglierle: grandi storie da raccontare e una capacità eccezionale di saperle raccontare. Storie, spesso, che narrano del coraggio di chi l’Irlanda l’ha abbandonata per necessità, ma senza dimenticarla.
Ecco, credo, ed è solo un mio modestissimo parere, che l’iniziativa di The Gathering, che occuperà tutto il 2013 e che è in pieno fermento in questi giorni a ridosso di San Patrizio, sia un modo perfetto di buttare il cuore di una Nazione, ma senza dimenticarsi il business, in un’operazione di orgoglio e, torno a dirlo, di identità culturale.
The Gathering si rivolge a chi ama l’Irlanda, si rivolge a chi ha le sue radici in Irlanda ed è stato costretto ad emigrare. E in The Gathering il messaggio è che ogni persona conta, in questa iniziativa gigantesca.
Da chi organizza il ritorno a “casa” del cugino emigrato in Nuova Zelanda fino al Presidente della Repubblica, lo Uachtarán na hÉireann, Michael D. Higgins, che si è esposto personalmente come, in ultima analisi, organizzatore di uno dei “gathering” più importanti: Glaoch – The President’s Call: quello che ha chiamato a esibirsi per il Presidente Michael D. Higgins, e per l’Irlanda tutta, alcuni tra i migliori e più rappresentativi esponenti del mondo dell’arte e della cultura irlandese.
Come potete leggere QUI, il giorno di San Patrizio saranno trasmessi gli incontri che Higgins ha avuto con Séamus Heaney, il Premio Nobel per la letteratura (e, ricordiamolo, un uomo del nord dell’Irlanda: l’ennesima dimostrazione del fatto che culturalmente l’Irlanda è una, senza ombra di dubbio), con Glen Hansard e Lisa Hannigan (che dire: ci onora essere stati gli ultimi ad ascoltarli prima del Presidente!), con Bono, con Christy Moore (un altro monumento della cultura musicale irlandese di cui ci occupiamo spesso su Italish), con The Script e Imelda May, o con Marie Mullen, impegnata in una scena tratta da Famine di Tom Murphy, e il poeta Louis de Paor, proprio con un poema dedicato a Glaoch.
Che dire di più? Tutte le esibizioni potranno essere apprezzate in video su YouTube e in streaming sul sito RTÉ.
Infine, poiché questo sito si chiama Italish e quindi l’altro suo 50% è italiano, un augurio: che anche l’Italia sappia riconoscersi nei valori della sua troppo spesso trascurata cultura.
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