Come tutto era cominciato, e come, si spera, tutto finirà: Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle

Se andate su aNobii, “il social network dei libri”, tra i trentacinque milioni (in costante aumento) di volumi trovate anche quelli di Max O’Rover. Li trovate èditi da Querci & Robertson, piccola casa edirice indipendente di origine, per l’appunto, Italish.


Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle uscirà per Antonio Tombolini Editore, collana Oceania, nel marzo 2017.


IGCIRDVi ricorda qualcosa? Questo Blog?

Già. E, guarda caso, Max O’Rover sono io.

Quindi dovrei essere il più indicato a raccontarvi questi libri, a raccontarvi che cosa avrei voluto che fossero e che cosa, spero ancora, potrebbero essere.

Ma non lo farò in questo post.

In questo post voglio citare un autore, anche se non di romanzi, italiano: Nanni Moretti.

Un autore che mi piaceva moltissimo, che adesso mi piace meno ma di cui ammiro in maniera assoluta alcune delle opere.

Le battute erano sull’ultimo film di Don Siegel. Secondo un personaggio è pieno di luoghi comuni, quindi fa schifo. Secondo un altro personaggio è un gran bel film, invece, per come sa presentare i luoghi comuni.

Questo per dire: un gran bel casino quando ti metti a fare il critico.

Soprattutto, il rischio vero è che quanto voleva dire l’autore (in un libro, in un film, in una canzone), fosse, semplicemente, l’opposto di quella che è l’interpretazione critica.

Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle: ovvero, del tornare a casa

Il Giorno Che Incontrammo Roddy Doyle è il primo libro che ho scritto.

Erano sei anni che sapevo di dover scrivere un libro e, con l’aiuto di una brutta esperienza e di una amica (una scrittrice, Laura Schiavini: non smetterò mai di ringraziarla per questo) l’ho scritto in cinque mesi (forse anche meno).

Ho mandato il manoscritto, come lo si chiama ancora, in giro.

Il risultato immaginatelo da soli. Così avevamo provato a rendere vera la Querci & Robertson.

Ma non ci siamo esattamente riusciti, anche se, in tre anni o poco più, abbiamo veramente, citando la mia adorata Paula Spencer del mio adorato Roddy Doyle, fatto qualcosa di buono.

Ecco, di questo libro esitono pochissime copie ed esistono, su aNobii, due recensioni oggettive. Per oggettive intendo che non sono state scritte da persone che conoscono l’autore.

Una delle recensioni la trovate qua. In particolare al libro si muove un appunto:

Mi sarebbe piaciuto leggerlo in lingua originale perchè ho trovato la traduzione a tratti un po’ forzata (odio quando sotto il testo italiano sento le strutture grammaticali della lingua di partenza).

Ebbene: il libro è stato scritto in Italiano. Ma non posso modificare le strutture grammaticali del mio cervello.

La storia del libro (che uscirà davvero, finalmente, presto – [nota dell’agosto 2016]) è il racconto di una serie di ritorni a casa.

Ecco, tra tre giorni sarò su un aereo sperando, davvero , per la prima volta, da quando ho scritto quel libro, di tornare a Casa.

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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