Come la mettiamo con la Irish Full Breakfast? Resistere alle abitudini irlandesi, o invece abbracciare la colazione irlandese in un tripudio di bacon & black pudding..?
Il buon viaggiatore e la colazione irlandese
Il buon viaggiatore, oltre che “vedere”, vuole anche assaggiare.
Noi italiani siamo un popolo di palati fini, chi più chi meno, e non ci sottraiamo mai all’assaggiare i cibi del Paese che ci ospita, e con entusiasmo ne apprezziamo i sapori.
La cosa però si complica quando decidiamo di fare gli stanziali…
Per la prima volta dopo anni mi sono trovato in grossa difficoltà nel resistere alle abitudini di casa, a voler forzatamente rinunciare alla colazione Italiana.
Sì, con la “I” maiuscola perchè se il pilastro della colazione americana è l’Hamburger (citando Pulp Fiction) come posso io, italiano, resistere a un espresso con brioche?
Durante l’ultima trasferta in Irlanda, come ogni volta che torno, mi immergo totalmente nel modo di vivere (e di mangiare) tradizionale.
Quindi, armato di tanta buona volontà, inizio la mia vacanza fiero della sana ed abbondante
“Full Irish Breakfast”!
In Italia sono abituato ad alzarmi la domenica con il profumo del bacon: dove abito ho un eccellente macellaio che mi riserva sempre quella “pancetta” (che non è la stripes ma il vero back bacon) e pertanto lo scoglio della “colazione salata” l’ho superato da tempo.
Ma dopo 15 giorni di colazioni tipiche composte da porridge, french toast, pudding, weed bread with jam, l’astinenza da caffè espresso e colazione dolce, cavoli, cominciava a farsi sentire.
Verso metà viaggio, con tappa a Ballina (capitale del salmone irlandese) il proprietario del B&B dove soggiornavo, con tono orgoglioso mi disse che non potevo perdermi la colazione tipica della contea.
Mi lasciai trascinare dall’entusiasmo e con un “sure, John” mi sedetti ad attendere la mia colazione: uova strapazzate e due etti di sliced smoked salmon con la classica tazzona di caffè americano!
Noi Italish viviamo con il sogno di poterci trasferire in Irlanda, di intraprendere una vita là, ma ne saremmo veramente capaci?
Invidiamo il loro senso di appartenenza a una nazione, con un forte radicamento nella tradizione che probabilmente noi non abbiamo, ma saremmo così Irlandesi come vorremmo?
Sicuramente la globalizzazione ci darebbe una mano: basterebbe infilarsi nello Starbucks di O’Connell Street e scegliere caffè e brioche, entrare al Tesco e comprare la lattina di “pasta bolognesi with cheddar” o cenare con una margherita da 14€ (non so con quanta soddisfazione del palato)…
Ma così facendo contribuiremmo a far perdere a questo meraviglioso popolo una piccola parte di tradizione che ancora custodisce gelosamente.