Bheoláin e la Regina d’Inverno

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Bheoláin sapeva che la Regina d’Inverno l’avrebbe mangiata se l’avesse trovata. La Regina d’Inverno mangiava tutto quello che trovava.

Bheoláin e la regina d’inverno. Leggi il racconto in Inglese: Bheoláin and the Winter Queen.

Bheoláin però era una ragazzina coraggiosa e, soprattutto, intelligente. E ancora di più, Bheoláin era una ragazzina a cui piaceva l’estate.

Per questo Bheoláin aveva deciso che era venuto il tempo di dare alla Regina d’Inverno una bella lezione.

Dovete sapere che sono passati molti, molti anni da quando Bheoláin era una ragazzina. Prima di tutto non c’era il riscaldamento, e il freddo non era quello di adesso, ma molto più intenso. Così intenso che a volte d’inverno gli uccelli morivano congelati in volo. Cadevano, e la Regina d’Inverno era subito lì pronta a mangiarseli.

C’erano ancora i lupi, a quei tempi. Quello che non mangiava la Regina d’Inverno, lo mangiavano loro. Come dite? I lupi ci sono ancora? Vero. Ma non in Irlanda, e Bheoláin era una ragazzina irlandese.

Qualche mese prima

Sembrava impossibile che l’inverno potesse arrivare di nuovo. In piena estate sembrava che il sole non volesse mai andare a dormire. Ma Bheoláin ormai era grande abbastanza da sapere che l’estate prima o poi finiva. D’un tratto ti sorprendevi di come le ombre delle capanne del villaggio si allungassero e si facessero più scure. D’un tratto si doveva cominciare a indossare il mantello di nuovo per non farsi venire i brividi.

D’un tratto, lei sarebbe tornata.

Bheoláin era abbastanza intelligente da capire che non sarebbe stato né possibile né giusto avere sempre e solo l’estate: tutto il mondo sarebbe impazzito.

Non è che Bheoláin non volesse l’inverno. Non voleva però che l’inverno avesse una regina così cattiva, che sembrava divertirsi a vedere le persone e gli animali morire per il freddo. Il fatto che fosse una Dea non era poi così importante: aveva bisogno di una bella lezione, né più né meno di quelle che ogni tanto si meritava la stessa Bheoláin.

Per dare una bella lezione alla Regina d’Inverno sarebbero serviti un alleato e un po’ di magia. La scelta dell’alleato era stata facile: il sole. Quanto alla magia, quella non era un problema, il suo clan ce l’aveva nel sangue: era stato lo zio di Bheoláin, Enda uí Rómhar, a riscoprire il luogo più magico d’Irlanda, il luogo che poi sarebbe stato chiamato Newgrange.

Giorno dopo giorno, per tutta l’estate, Bheoláin aveva lavorato al piano. Si era fatta aiutare dal fratellino Riobard e dagli altri ragazzi del villaggio portando legna nelle tre camere di Newgrange.

Giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, erano riuscite a riempirle. Avevano anche rivestito il corridoio che conduceva alle camere di pietruzze di quarzo.

Avevano rubato della lana alle vecchie del villaggio, e usando i fiori del ginestrone avevano tinto la lana di giallo. La lana così colorata era stata utilizzata per rivestire il legno nelle camere.

Il giorno del solstizio d’inverno tutto era pronto. No, non il giorno: la notte. La notte più lunga dell’anno.

Bheoláin e Riobard sgattaiolarono fuori dal villaggio. Il ghiaccio scricchiolava sotto agli stivali. Avevano con sé un acciarino e la cosa più importante: il coraggio animalesco dei bambini.

La Regina d’Inverno era esattamente dove Bheoláin se l’aspettava: appollaiata sulla pietra davanti all’ingresso di Newgrange.

– Buona… Notte, regina.

Era Bheoláin.

– Che vuoi da me, umana? Che ti congeli e ti mangi?

– No, Regina. Sono qui per confidarti un segreto.

– Perché? E che cosa vorresti in cambio?

– Perché a me piace molto l’inverno. Vorrei che l’inverno durasse per sempre e vorrei che tu mi portassi con te nel tuo dún, nel cuore dell’inverno. Io so dove si nasconde il sole. Se mi prometti di tenermi con te, ti dico dove si trova e tu potrai ucciderlo.

– E chi ti dice che non ti mangerò congelata dopo che me l’avrai detto?

– Non puoi farlo, perché io sono una druidessa e ho lanciato un geis contro di te. Se tu lo facessi, perderesti tutto il tuo potere. E poi non ti senti un po’ sola nel tuo dún?

– Va bene, va bene… Allora, dimmi: dove si trova il sole?

– Proprio qui dentro, nel tumulo. Dorme in una delle tre camere, ma non so quale sia.

Come dite? Che fine ha fatto Robaird? Robaird era sgattaiolato nel tumulo, ed era andato ad accendere il fuoco nelle tre camere. Era uscito appena in tempo: Bheoláin e la Regina d’Inverno entravano nel tumulo.

Il calore risucchiava l’aria verso i camini che i ragazzi avevano preparato durante l’estate. Nelle tre camere di pietra il legno e la lana bruciavano.

– Eccoci, Regina. Tre porte di pietra e tre camere di pietra.

– Sei sicura, umana?

– Sì, Regina, lo sono. Il sole è qui. Non lo senti il calore? ma non so in quale delle tre camere.

La Regina d’Inverno artigliò la porta della camera di sinistra e con il suo soffio gelido spense il fuoco.

– Questo non era il sole – Disse la Regina.

Bheoláin era dietro di lei. Sentiva il calore, e insieme il freddo terribile emesso dalla Regina, e continuava a guardare dietro di sé.

La Regina d’Inverno artigliò la porta della camera di destra e con il suo soffio gelido spense il fuoco.

– Questo non era il sole – Disse la Regina.

Bheoláin era dietro di lei. Sentiva il calore, e insieme il freddo terribile emesso dalla Regina, e continuava a guardare dietro di sé.

La Regina d’Inverno cominciò a ridere, una risata che faceva paura e sapeva di freddo. Artigliò con ancora più violenza e cattiveria la porta della camera centrale e…

E molte cose accaddero.

Bheoláin cominciò a scappare verso l’uscita del tumulo. Il sole cominciò a entrare nel tumulo e colpì in pieno le spalle della Regina d’Inverno. I cristalli con cui i ragazzi avevano rivestito le pareti del corridoio amplificavano la luce. La risata della Regina d’Inverno si trasformò prima in un grido di rabbia, poi di paura.

Poi, in silenzio.

Nessuno seppe mai quello che avevano fatto Bheoláin e Riobaird quell’alba del solstizio d’inverno. Ma da allora in poi gli inverni in Irlanda furono meno terribili, e il trifoglio un po’ più verde.

Foto: Alessandra Perini

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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