La mia Irlanda: bere, camminare, nuotare

Non ci sentivamo da un po’, vero? Rieccomi qui. Mentre non è cambiato niente. L’Irlanda è ancora lontana. Unico cambiamento sensibile negli ultimi tempi è l’aumento del mal di schiena. E cominciamo subito con una bella digressione: credo fermamente che un autore (un artista, uno che, alla fine, si relaziona con gli altri comunicando tramite un’arte) sia bravo quando non puoi fare a meno di pensare alla sua rappresentazione di un gesto nel momento in cui, nella realtà quotidiana, ti capita di eseguire quel gesto.
Io, davvero, non posso prendere il tè senza pensare a Jimmy Rabbitte Senior e il suo tè forte, al mattino, sul lavoro. E questo significa che prendo sempre il tè insieme a Roddy Doyle…

Così se ho mal di schiena mi viene naturale collegarlo a Back Broke. Già. In questo video Glen Hansard dimostra ancora una volta che può suonare, cantare, esibirsi, ovunque. La cosa incredibile è che è sempre… credibile, non è mai fuori luogo.

Io intanto mi tengo il mal di schiena.

Il massimo che ho potuto fare è stato di appiopparlo a uno dei miei personaggi (già: ho anche io i miei personaggi. Ho anche io i miei prigionieri. E non lo sono meno degli altri. Lo sono di più, prigionieri. Perché sono i lettori a dare la libertà ai personaggi prigionieri della mente di uno scrittore, e se tu, prigioniero e personaggio, non vieni letto, sei ancora più solo e, per questo, ancora più prigioniero). Un poliziotto dublinese (non è nato a Dublino: ci lavora) con un grosso problema (no, non è alcolizzato) e un grande senso della rettitudine. Un personaggio che merita più attenzione di quella che ha ottenuto negli ultimi mesi.
E chissà se il mio mal di schiena doveva arrivare a questo punto magari per far crescere il mio personaggio.
Quanto al mio mal di schiena, le cose sono abbastanza semplici. Una situazione che sa tanto di mens sana in corpore sano, solo che va tutto al contrario.
Per il mio mal di schiena mi è stato detto di camminare e nuotare. Facile. Ma io non sono mai stato un gran nuotatore. Perché? Per la mia impossibilità di abbandonarmi.
Ci sto lavorando, certo.
Sono stato invece, in passato, un grande camminatore, sì. E se dovessi nuotare avrei già in mente dove vorrei nuotare. E se devo camminare, ho già in mente dove vorrei camminare.
Camminare e nuotare.
Due cose che farei, a Casa. Ma io non abito a Casa. Altrimenti questi post non andrebbero sotto la categoria Cumhaidh.
Camminare e nuotare e, poi, una bella tazza di tè.
Sembra facile. Almeno la tazza di tè, dico: sembra facile. E invece no. Non riesco neanche a trovare la tazza di tè che fa al caso mio, dove abito. Un mug da mezzo litro. Adesso sono due i mug da mezzo litro, spezzati (no: non li ho comprati a Casa. Li ho comprati in un posto a me caro relativamente vicino al luogo in cui abito. Ma non ho trovato, dove abito, un mug da mezzo litro. Sono persino entrato in dei negozi, cosa che mi accade veramente di rado, per cercare un mug da mezzo litro. Ma non l’ho trovato) come la promessa che avevo fatto loro di essere condotti, un giorno, con me, a Casa.
E invece sono lì, vicini al poliziotto (il Garda), nel limbo del non scritto, mentre non ho un posto per camminare, non ho un posto per nuotare, non ho il mio mug da mezzo litro (se vivessi a Casa ne avrei uno diverso dai due precedenti, ma so esattamente dove potrei trovarne).
E intanto vedi una foto, e la metti in quella scatola di ricordi altrui che continui a rubare giorno dopo giorno, immaginando un passato, e un futuro, che non esistono, né l’uno né l’altro. Ti immagini per quello che saresti potuto essere, ma che non sei stato. Perché, vada come vada, il passato, quel passato di foto in bianco e nero che per te non esisteranno mai, appunto non esiste.
Mentre pensi che, quando tornerai a Casa per l’ennesima volta, il mal di schiena scomparirà.

About maxorover

Ebbene sì. Max O'Rover parla anche Italiano. E in Italiano scrive. Un Irlandese con la geografia contro, ecco chi è Max O'Rover. Il falso vero nome (quindi vero o falso?) di Max O'Rover è, ovviamente, in Irlandese: Mach uí Rómhar. "Rómhar" è il ventre, ma anche il ventre della terra, quello in cui crescono i semi, in cui nascono gli alberi. Mica male per essere uno che non esiste, avere un cognome così evocativo. Prima o poi la scriverò, la vera falsa storia degli uí Rómhar. La storia del perché ci hanno cacciato via. Una storia fatta di boschi sacri che non abbiamo difeso, di maledizioni scagliate contro di noi da Boann. Un pugno di druidi falliti costretti a scendere a sud. Fino a che la maledizione sarà spezzata. Fino a quando potremo tornare. Quando sono in pausa pranzo, ogni giorno, mangio una mela. Non getto mai i semi della mela nella spazzatura. Li getto nel prato. Perché sotto sotto ci credo, alla maledizione. Mi ricordo la maledizione. Ma non ricordo quanti alberi devo far crescere: dieci? Mille? Un milione? Intanto continuo a gettare i semi nel prato, e ad aspettare il ritorno a casa.

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