La seconda intervista ai musicanti d’Italia, musicisti Italiani indissolubilmente legati a strumenti della Tradizione Musicale Irlandese è con Massimo Giuntini, che ci parlerà di Uillean Pipes, Irlanda e dintorni.
Massimo Giuntini ha senza timor di smentita fatto la storia di questo strumento qui in Italia (e non solo); per diversi anni ha fatto parte dei Modena City Ramblers e poi dei Whisky Trail, ha suonato nella sua carriera con Vinicio Capossela, John Renbourn, Dervish, The Chieftains, in un paio di brani per il film Gangs of New York di Martin Scorsese, solo per menzionare alcune delle sue emozionanti esperienze.
1. Massimo Giuntini; vorremmo sfruttare la tua esperienza per presentare ai nostri lettori il mondo delle uillean pipes, senza dubbio collegato all’universo della musica Tradizionale Irlandese. Ci vuoi raccontare come è nata la tua passione, e ci vorresti spiegare qualcosa in merito a questo affascinante strumento?
So che rischio di apparire in preda ad un delirio mistico, ma io sono praticamente un predestinato. Era il 1990 e stavo camminando per le strade di Galway quando dal fondo della strada principale del centro sentii un suono mai udito prima, che non somigliava a niente di conosciuto. Guidato da quel suono percorsi tutta la strada e mi ritrovai davanti ad un ragazzo spagnolo che stava suonando uno stranissimo aggeggio, pieno di tubi di legno e ottone, da seduto e muovendo entrambi i gomiti. Impossibile rimanere indifferenti a tutto questo; un anno dopo, esattamente il 1° agosto 1991, tornavo dall’Irlanda con un set di uilleann pipes.
Mi colpì molto il fatto che non ci fosse bisogno di soffiare dentro la sacca, ma l’aria veniva fornita da un mantice legato in vita e manovrato dal gomito destro! Già questo mi sembrò una sfida sufficientemente intrigante…
Vorrei anche raccontarvi questo: io sapevo che la chiave per suonare bene le uilleann pipes era ottenere bene l’ottava più alta. Bene, il commesso del negozio dove andai la prima volta mi descrisse un modo per raggiungerla che non era quello giusto! Ovviamente io non fui capace e lasciai perdere. Successivamente un amico mi disse di prenderle lo stesso, me le avrebbe ripagate lui in quanto collezionista di strumenti. Mi ritrovai così nel laboratorio di Charles Roberts a Sligo, dove invece riuscii a raggiungere le note alte correttamente, e allora pensai che forse sarebbe stato il caso di provare… Come vedi quando dico predestinato credo proprio di aver ragione! Lo strumento, per i neofiti, è composto da una sacca, tre bordoni, tre regulators (chiavi che suonano una volta premute), una canna per la melodia (chanter) e un mantice che alimenta il tutto.
1 e 1/2. Chi sono gli artisti fondamentali, a tuo parere, da ascoltare per introdursi nel mondo delle uillean pipes e dintorni?
Dipende molto dai tuoi gusti musicali: a me che vengo come formazione dal rock non può che piacere tantissimo Davy Spillane, e nell’ambito della musica tradizionale il grande vecchio Paddy Keenan, a suo tempo definito il Jimi Hendrix delle uilleann pipes (sic). Tra i più giovani (meno anziani, via..) direi senz’altro John Mc Sherry e Cillian Vallely. Vorrei però anche menzionare Liam O’Flynn e Mick O’Brien, più compassati ma davvero bravissimi. E anche Michael Mc Goldrick: sebbene io lo prediliga col flauto, è davvero bravo.
2. Nel corso del tempo hai suonato con altri artisti straordinari, con backgrounds e talenti molto diversi. Vuoi raccontarci qualche ricordo speciale collegato a queste tue collaborazioni? Esiste qualche musicista con cui ti piacerebbe esibirti e con cui non hai avuto ancora la possibilità di farlo?
La prima volta non si scorda mai, no? Fu in un locale in provincia di Arezzo col chitarrista francese Pierre Bensusan, a concerto finito.
Mezz’ora di improvvisazione col locale pressoché vuoto, solo alcuni amici a sentire, per un’atmosfera rarefatta e magica.
Nello stesso locale, stavolta durante il concerto, due pezzi insieme a John Renbourn, di cui ricordo il suono enorme della chitarra, un vero e proprio muro sonoro, la grande simpatia ed il grandissimo entusiasmo alla fine dei brani.
Locale pieno di amici stavolta, increduli e felici quanto me. Le vibranti sessions a Sligo nel 1992 insieme ad un gruppo di giovanissimi irlandesi che si chiamavano Dervish e che poi sono diventati un gruppo fantastico e famosissimo, con cui ci siamo incontrati spesso in Italia ricordando i vecchi tempi. L’incontro occasionale in Irlanda al ristorante con i Lùnasa, che mi consentì di adempiere al favore chiestomi dal mio amico Gigi Bresciani, il quale li voleva portare in Italia, da cui è nata un’amicizia sempre viva con Kevin Crawford e soci.
L’aver condiviso il palco con i Deep Purple, Simple Minds, Primus in varie manifestazioni. Mi è rimasto il sogno di suonare una volta col mio idolo vero: Ian Anderson dei Jethro Tull.
3 .Che musica ti piace ascoltare (uillean pipes a parte)? Che cosa c’è nel tuo lettore?
Di tutto, e non è un modo di dire. Il prog anni 70, il folk irlandese, la world music, artisti country, i Police, i Talking Heads, i Ramones, la Mahavisnu Orchestra, i Kansas, Joni Mitchell, Frank Zappa, Kate Bush, Lenny Kravitz, i Litfiba, i Queen, ma anche i REM, Porcupine Tree, Tom Waits, U2… Insomma tutta la musica che io reputo essere bella, valida, storica, importante. Per me che sono anche produttore è fondamentale ascoltare più roba possibile.
4. Qual è il tuo rapporto con Irlanda ed il suo popolo?
Amo quel paese perché mi ha consentito di esprimermi al meglio, perché mi ha insegnato una lingua con la quale ho potuto essere compreso. Amo l’oziare nel pub con una pinta di Guinness, il parlare di musica con gente mai vista prima come se lo facessi col mio migliore amico, amo la gente che dà alla musica la stessa importanza che le do io. Amo anche quel forte senso dell’ironia tipico del popolo irlandese, che non è molto diverso da quello di noi toscani e forse chissà, proprio per questo mi calza a pennello. E poi ho sempre amato il verde, mi rilassa e mi consola vedere una terra rigogliosa ed un fiume pieno d’acqua, mi ha sempre dato un che di salute…
5. Qui ad Italish amiamo parlare più in generale di cultura Irlandese. Hai qualche suggerimento su libri, scrittori e/o musicisti che pensi potrebbero aiutare uno straniero a comprendere meglio gli Irlandesi e la loro terra?
Parlando di libri cito l’opera omnia di Seamus Heaney, da sempre protagonista per esempio di un sacco di storielle che il mio caro amico Ronnie Drew, riposi in pace, usava raccontare tra un pezzo e l’altro. Poi, a parte i classiconi come Oscar Wilde e James Joyce vorrei citare Flann O’Brien, autore di libri surreali come Una pinta d’inchiostro irlandese e Il terzo poliziotto, assolutamente da non perdere. Sul fronte musicale, per avere un assaggio per così dire globale dell’isola verde, forse raccomanderei Shaun Davey, Planxty, Christy Moore, Chieftains, Bothy Band.
6. Italia – Irlanda: sembra ci sia un legame speciale tra i due paesi (almeno dal nostro punto di vista), a iniziare dai nostri antenati immigrati che si incontrarono sulle strade per e dell’America. Sei d’accordo con questa considerazione? Cosa credi accomuni queste due popolazioni?
Non credo che ci siano più troppi punti in comune tra questi due popoli: era così senz’altro nei primi anni ’90, poi in Italia la televisione e i loro protagonisti hanno sepolto qualsiasi velleità di “buona vita” o di buoni intenti per passare il proprio tempo nella maniera migliore. Ho sempre pensato che anche e soprattutto in questi tempi di crisi la socialità del popolo irlandese, il loro rito del ritrovo al pub, sia stata un vero e proprio sollievo. In Italia non c’è più socialità, tutti chiusi in casa a farsi bombardare di notizie una peggiore dell’altra. Trovo che sia un gran brutto modo di vivere.
7. Indubbiamente il tuo nome ha fatto la storia nel mondo delle uillean pipes e non solo (leggendo la tua biografia è evidente che sei un vulcano di idee e musica), ma crediamo che tu abbia ancora molto da dire… Cosa vorresti fare da grande? Quali sono i tuoi progetti in cantiere a breve e lungo termine?
Beh, grande lo sono già, almeno per quanto riguarda l’anagrafe… Ma non abbastanza per smettere di fare musica, sono nato per fare questo.
Ho in cantiere una produzione nel mio studio per conto terzi, un libro sulla mia splendida vita (probabilmente insieme a un cd) e sono soprattutto apertissimo a quello che succederà. A proposito, ho una voglia secca di farmi un bel weekend in solitaria a Galway e dintorni, per quanto sopra esposto. Mi sa che a breve mi tolgo il pensiero… ;-)
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